venerdì 25 novembre 2011

Cittadinanza facile

L’insediamento del governo Monti è stato spesso attribuito ad una fine manovra del presidente della repubblica, talché non pochi giornali hanno esplicitamente citato questo governo come il governo di Napolitano. In realtà più che un esercizio democratico è stato un golpe velato preparato ben prima dell’estate e servito, non appena la crisi economica, opportunamente amplificata dai giornali fiancheggiatori dei nuovi “padroni”( cioè tutti tranne 3), si sono attaccati allo spread per far attaccare Berlusconi al tram. Napolitano ha completato il lavoro iniziato dai magistrati e i giornali con le rivelazioni sui “bunga bunga party” per dare l’ultima fatale stoccata al premier. Il quale spaventato a dovere con un attacco a Mediaset che in un giorno ha perso il 12% ha pensato bene di salvare le sue aziende e di abbandonare per primo la nave e la Lega. Non contento il presidente “Bella Napoli”, non avendo più la Lega tra i piedi, ha approfittato per sollecitare i “suoi” ministri golpisti a modificare le leggi sulla cittadinanza, le quali allo stato prevedono lo ius sanguinis e non lo ius soli. Nonostante quel che pensa Napolitano l’attuale legge sulla cittadinanza è invece una norma positiva. Se si accreditasse lo ius soli in luogo dello ius sanguinus in pochi anni l’Italia diverrebbe una nazione più araba che europea, più islamica che cristiana. Il criterio dello ius soli è applicato dai paesi dalla storia recente come USA, Canada, Australia e Brasile nei quali, il basso rapporto di abitanti per chilometro quadrato rende auspicabile l’affluenza di immigrati e perciò la cittadinanza ai nati nel territorio. Il nostro territorio ha una alto tasso di abitanti per metro quadro in particolare nel nord Italia. La scusa della mancata crescita demografica è stato il comodo alibi così come la faccenda dei lavori rifiutati dagli italiani. La crescita della popolazione così come quella dei consumi non può durare all’infinito checché ne dicano gli interessati e demagoghi maitre a penser di casa nostra . Il nostro territorio è al collasso, ne sono dimostrazione le recenti alluvioni a Genova e Messina, e le risorse al lumicino. Siamo tutti in grado di verificare come la maggioranza degli immigrati, non dopo cinque ma nemmeno dieci anni, non sappiano ancora leggere e parlare la nostra lingua, e men che meno armonizzarsi alla nostra cultura. Chiamare straniero uno straniero, o extracomunitario un extracomunitario non è razzismo, nè xenofobia, chiamare straniero uno straniero, non è nemmeno un giudizio di valore. E’ ratificare un dato di fatto che non può essere ignorato o fatto scomparire con il gioco di prestigio di una nuova legge che sicuramente avrebbe, tra le altre cose, l’effetto di facilitare l’affluenza illegale e clandestina. Le leggi in uso sono tra l’altro coerenti con il dettato costituzionale e non ci sono ragioni valide per modificarle in modo così estensivo.
Ricordo ancora quando il dirigente comunista al migliorista Napolitano sosteneva la sanguinosa repressione della rivolta ungherese plaudendo l’intervento dei carri armati contro la popolazione ungherese. Non mi piacque allora e non mi piace adesso che usa armi più raffinate e interpretazioni border line della costituzione per instaurare un governo non eletto dal popolo ma promosso da lui con partecipazione dei politici specializzati in manovre di palazzo, della chiesa e delle banche. La borsa continua a scendere e lo spread a salire sui Monti ma il caro Napolitano non fa più cenno alla situazione economica immutata nonostante il governo da lui sponsorizzato si sia insediato. Per questo fa come i prestigiatori, spostando l’attenzione su altre cose, perché la gente non si faccia domande anche se le risposte sono già lì, chiare. Le stesse forze da lui promosse. Il Pd in primis, vogliono approfittare del mieloso unanimismo, della larga Intesa (sic) per metterci ancora una volta di fronte ad un fatto compiuto passato per ineluttabile. Mi auguro che non solo la Lega si opponga alla volontà e agli interessi dei soliti noti capaci di farci passare per i soliti idioti.
Roberto Cadonati

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