mercoledì 28 aprile 2010

Come confondere la causa con l’effetto

ARTICOLO comparso su La Repubblica.it Scienze, 19 marzo 2010
Autrice: Sara Ficocelli
Dopamina, molecola del potere
è lei che ci porta al successo
Alti livelli di recettori sono generalmente associati a una posizione sociale elevata. Secondo uno studio della Columbia University, è questo il segreto della motivazione personale.
Ambiziosi, arrivisti, scalatori, disposti a sacrifici fisici e morali pur di ottenere una posizione di potere. Persone così, non le ferma nessuno. Perché la loro forza è scritta nei geni, o meglio in un neurotrasmettitore: la dopamina. Una ricerca della Columbia University dimostra che le persone più motivate a ottenere potere in società sono anche quelle che possiedono una maggior quantità di recettori D2/D3 per la dopamina nel corpo striato, una regione del cervello coinvolta nella motivazione e nei comportamenti che puntano al conseguimento di una ricompensa.
Gli studiosi dei Dipartimenti di psichiatria e radiologia dell’università americana, coordinati dalla neurologa Diana Martinez, hanno analizzato un gruppo di volontari sani attraverso la PET (…)
(…) sono stati messi in relazione con lo status socioeconomico di ogni persona, portando a conclusioni interessanti. “Dal nostro studio - ha spiegato la Martinez - è emerso che bassi livelli di recettori per la dopamina sono generalmente associati a una posizione sociale non elevata. Viceversa, alti livelli si trovano in relazione con uno status più alto. Lo stesso tipo di rapporto è emerso rispetto al supporto sociale che i soggetti credono di ricevere da parenti e familiari”.
Secondo John Krystal, docente del Dipartimento di psichiatria della Yale University ed editor di Biological Psychiatry, “i dati gettano una luce interessante su ciò che muove il perseguimento di uno status elevato, che rappresenta un processo sociale basilare. Si può infatti ipotizzare che i soggetti con più alti livelli di recettori D2 siano anche più motivati e impegnati dalle situazioni sociali, e di conseguenza arrivino più facilmente al successo”.
La dopamina, che viene naturalmente sintetizzata dal corpo umano, sarebbe dunque la “molecola del potere”, il neurotrasmettitore responsabile dell’ascesa di certi soggetti rispetto ad altri, condizioni socio-ambientali permettendo. Che questa molecola giocasse un ruolo fondamentale nei processi decisionali non era un mistero. Basta pensare che la sua carenza è legata a doppio filo alla comparsa del morbo di Parkinson: nei malati, i neuroni che la producono muoiono, lasciando il cervello sprovvisto delle giuste quantità di neurotrasmissione. E queste persone soffrono, fra gli altri sintomi, anche di un rallentamento delle funzioni motorie e cognitive.
“Questa ricerca - spiega la neuroscienziata dell’Università di Bologna Francesca Frassinetti - ribadisce l’importanza delle strutture sottocorticali, come i gangli della base, di cui il corpo striato fa parte, nelle funzioni cognitive. Queste strutture cerebrali influenzano l’attività di aree corticali, in questo caso frontali, coinvolte nei processi decisionali, di adeguamento del comportamento al contesto e di ragionamento”.

L’articolo è un commento ai risultati di uno studio (Martinez et al., Biological Psychiatry, 2010) che si è proposto di verificare l’esistenza di una correlazione tra numero di recettori per la dopamina in una regione del cervello chiamata striato e il supporto e lo stato sociale dell’individuo.
Va notato che l’esistenza di una correlazione tra livelli di dopamina e stato sociale non implica necessariamente una relazione di causa/effetto, ma indica solo che le due variabili sono associate. I nostri comportamenti hanno una chiara base biologica ma questo non esclude in alcuna misura l’importanza di influenze ambientali sui comportamenti stessi. A questo proposito, i livelli di recettori dopaminergici sembrano correlare anche con il livello di scolarizzazione (Martinez et al., 2010). Un ruolo nella determinazione dello status sociale potrebbe essere esercitato anche dal livello di scolarizzazione dei genitori, facendo ipotizzare che lo stato sociale sia influenzato dalle opportunità offerte dal background. Quindi, lo status sociale sarebbe influenzato da fattori biologici ed ambientali, e lo scambio tra ambiente e cervello sarebbe bilaterale, arricchente e fondamentale per implementare in modo ottimale e adattivo i processi mentali e i comportamenti codificati nel patrimonio genetico che ciascuno di noi eredita.